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Prove di trasmissione

Troppe informazioni. Troppe conferme. Troppe ossessioni.
Lasciatemi il tempo di sfogarmi.

E’ un gioco pericoloso. Si rischia un braccio. O forse più.

Mi interrogo sulla natura del Male.
Per chi non ci crede, lasci perdere.

Per chi crede solo nella vita come successione inutile di attimi,

lasci perdere.

Non farò perdere tempo a nessuno

A nessuno giudico, eppure è più forte di me.

Anestesia continua, la vita dei molti.

E giudico me stesso, troppo, spesso troppo duramente.

E qui già finisce la premessa.

Il Male esiste.
Se non esistesse, non saremmo qui a interrogarci.
Per il solo semplice fatto che dubitiamo, esso esiste.
Ma esiste in quanto allontanamento dal Bene.
Il Bene assoluto. Non relativo.
Il Bene eterno, immutabile, infinito.
Supponiamo che l’Inferno non esista.
Che non esista il Diavolo.
Supponiamo che non esista punizioni o pene.
Ciò significa che non esiste giustizia.
Che senso ha vivere in un mondo da cui non si spera giustizia?
Non si pretende giustizia, ma La Giustizia.

Smettetela di adorare Mammona.
Non si possono adorare più dei.
O con me o contro di me.
Fate finta di niente.
Vi nascondete in razionalismi fasulli e blandi.
Adorate Pan senza riconoscerlo, incerti.
Parlate di libertà, parlate di degrado ambientale,
Di tumori, di zen, di Buddismo.
Parlate di discoteche chiuse, di scemi del villaggio.
Parlate di politica al bar, di calcio la domenica sera.
Parlate e parlate. Uomini vuoti.
Il buco che avete nella pancia è avido.

Eppure non posso rinunciare a compatirvi.
Io vostro fratello, solitario fratello,
A voi unito dall’essere presente,
dalla vita che scorre,
dalla durezza dei giorni
dal credere e non credere.
Dal dubbio e dall’affanno
Dall’affetto e dalle illusioni.
Anch’io sono vuoto, mi hanno svuotato
La pubblicità e i concorsi a premi,
Le grappe dopomangiato
Le riunioni con i professori,
Moana Pozzi e le seghe,
Il parlamento e la sinistra che non nuoce,
Gli abiti firmati, le modelle in topless.
Ora mi svuota,
La certezza dell’inganno
Perpetrato “scientificamente”
Alle masse sterili di contadini arricchiti
Alle generazioni fatte di pongo
Che sognano Audi TT,
Ammirano mafiosi con collaroni al collo
Stimano i furbetti i magnaccia i finocchi.

In questo vedo la mia rabbia,
E la mia pace.
Nella certezza che qualcosa è stato
E non sarà più.
Cerco ciò che mi rilassa,
Che non mi ingrossa il cazzo
Di cui succube mi trascino
Del telefonino sempre acceso
Degli eccessi, dell’alcool
Dei cubata e i Campari e Gin.
Mi rifiuto, mi rifiuto e lotto
E sembra di riscriversi la vita
E sembra non più possibile
Credere nei medici, cinici e scaltri
In dentisti trasformisti
Nei prof di lettere, frustrati dal ‘68
Nei benzinai col portafoglio pieno
Nei sindaci di provincia
Nei banchieri, usurai pedofili,
Nella Cia nel pentagono
Nell’Europa che si allarga.

Vivente e sincera, tra chi fu sacrificato
Del sacrificio accetta, la morte
E la gloria.
Nei cieli più
Che in terra.

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