Zuan delle Piatte ha inscenato la sua morte.
Raccontaci della maga
Che a Cupra deve il suo dono.
Raccontaci.
Ebbene,
ella m’appare, di dentro dell’antro.
A lei chiedo il futuro.
Per lei sono salito sui monti.
Nell’antro ho visto il mondo ergersi bianco,
come nella neve.
Ho attraversato un ponte stretto
Sulle gole infernali:
Urla e suppliche salivano a me.
Ma il cielo era chiaro e silenzioso
E continuai a camminare.
I suoi occhi nel buio,
E i biondi capelli del nord.
Ella sedeva su un trono di marmo.
Davanti a sé teneva un tavolo di legno
E sul tavolo le foglie.
“Silenziosa dea, dea che interrogo
per il piacere del cielo. Sono solo e stanco,
la salita è stata lunga e ciò che ho visto
ha scosso le mie membra.
Orsù se ti piace, rispondimi:
“Chi sono io?”.
Te lo chiedo in ginocchio,
E in dono ti porto le pietre raccolte
Sulla strada di casa”.
Ond’ella si scosse, saltò
D’improvviso e con un balzo
Gridando col pugno colpì
La tavola dinnanzi.
E la rovesció.
E le foglie si sparsero
nell’aria dell’antro.
L’ultima svolazzando le si posò
Sulla mano aperta.
Con gli occhi chiusi me la porse.
C’era scritto:
“Chi semina e non raccoglie
Morirà di fame.
Chi ha fame mangi,
Chi non ha fame muoia”.
Raccontaci della maga
Che a Cupra deve il suo dono.
Raccontaci.
Ebbene,
ella m’appare, di dentro dell’antro.
A lei chiedo il futuro.
Per lei sono salito sui monti.
Nell’antro ho visto il mondo ergersi bianco,
come nella neve.
Ho attraversato un ponte stretto
Sulle gole infernali:
Urla e suppliche salivano a me.
Ma il cielo era chiaro e silenzioso
E continuai a camminare.
I suoi occhi nel buio,
E i biondi capelli del nord.
Ella sedeva su un trono di marmo.
Davanti a sé teneva un tavolo di legno
E sul tavolo le foglie.
“Silenziosa dea, dea che interrogo
per il piacere del cielo. Sono solo e stanco,
la salita è stata lunga e ciò che ho visto
ha scosso le mie membra.
Orsù se ti piace, rispondimi:
“Chi sono io?”.
Te lo chiedo in ginocchio,
E in dono ti porto le pietre raccolte
Sulla strada di casa”.
Ond’ella si scosse, saltò
D’improvviso e con un balzo
Gridando col pugno colpì
La tavola dinnanzi.
E la rovesció.
E le foglie si sparsero
nell’aria dell’antro.
L’ultima svolazzando le si posò
Sulla mano aperta.
Con gli occhi chiusi me la porse.
C’era scritto:
“Chi semina e non raccoglie
Morirà di fame.
Chi ha fame mangi,
Chi non ha fame muoia”.