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Visualizzazione dei post da 2006
Zona Franca ore 12 Mi sveglio alle 9.30. Faccio colazione con la solita fetta di pane con miele e bicchiere di caffè. Mi aspetta un colloquio di lavoro in zona Franca alle 11. Mi faccio due calcoli, controllo la cartina e parto. Linea rossa fino a Bellvitge e poi il 110. Autobus fantasma. Non nel senso che non c’è, ma nel senso che non si ferma. Un signore di mezz’età mi aveva avvertito tartagliando: quando lo vedi arrivare, alza la mano. Ma devo fare i conti con le mie convinzioni. Da qualche mese ho deciso di non utilizzare più occhiali nè lenti a contatto, il numero dell’autobus lo vedo all’incirca a una decina di metri. Non si ferma, ripeto. Inseguo l’autobus che mi ignora fermo al semaforo. Riparte di scatto e mi lascia solitario e meditabondo davanti a una ennesima rotonda con svincolo incorporato. Guardo l’orologio: le 11. Avrei già dovuto essere sul luogo del colloquio. M’innervosisco, mi metto una sigaretta in bocca ma non trovo l’accendino. E’ troppo. Mi avvio a pi
Ho ascoltato i Tortoise in metropolitana, nel parco, in spiaggia, in montagna, sulla nave che mi riportava a casa sotto il sole d’agosto, tra le onde, a casa nel bosco, solo sul lungomare. Li ho ascoltati in cuffia nel letto di notte, in balcone, sul divano davanti al televisore senza volume e li ho amati. Senza sapere niente di questi architetti del suoni e di questi suonatori degli astri. Li ascolto mentre scrivo al portatile. Il vibrafono trasforma i suoni in sillabe, puro spirito in quartine. Quando la ripetizione diventa tema e si è disposti ad accettarlo, l’ipnosi è inevitabile. Strappare dalle vene dell’elettronica un suono simile equivale ad una vasectomia senza anestesia. O ad una anestesia totale.
Roger Keith "Syd" Barrett 01/06/1946 - 07/07/2006 "And what exactly is a dream and what exactly is a joke".
Sembra una nuvola ma non lo è Barcelona 27.03.06
I complottisti e le cicatrici del cielo Voglio chiarire fin dall’inizio la mia posizione: sono un complottista. Inequivocabilmente. C’è chi trascorre la propria vita prendendosi il lusso di non scegliere, di custodire le abitudini come sommo bene, di non pretendere niente di più che qualche fine settimana in coda, di nutrirsi di omogeneizzati al cianuro, di adorare feticci dietro le vetrine dei grandi magazzini cattedrali, di vantarsi di non aver mai cambiato idea dall’età di dieci anni, di credere nei miti del progresso apriorisiticamente. Coloro che hanno deciso di fidarsi. Io ho deciso di dubitare. Perchè? Forse perchè ho un’innata idiosincrasia per “la maggioranza” e soprattutto per “la maggioranza che si sta trasformando in totalità” ( o globalità se vogliamo). Parafrasando Nanni Moretti “ma non perchè non creda nelle persone. Io credo nelle persone. Non credo nella maggioranza delle persone”. Se si vuole passare veramente dall’altra parte dello specchio bisogna
L'incipit è sempre la parte più difficile del racconto. Se temete il giudizio degli altri; se le platee vi spaventano; se i rimorsi di coscienza vi tormentano nel letto; se rinnegate spesso le vostre idee; se considerate il blog come una terapia psicoanalitica; se pensate che Dio parli con il sax di John Coltrane; se avete deciso di dubitare; se sapete riconoscere di chi fidarvi; se siete stanchi di farvi prendere per il culo; se siete convinti che un giorno smetterete con l’alcool; se considerate la solitudine una posizione privilegiata E le relazioni sociali uno sforzo necessario; ma soprattutto se vi piace leggere ma non vi piace scrivere ricordate che “Il destino si riconosce e rivela il suo chiaro e rigoroso volto nella coscienza di dover fare ciò di cui non abbiamo voglia”. (J. Ortega y Gasset) Scusatemi, devo andare a lavoro